Ad Astra

Ad Astra

Por Antonio de'Bersa, Jacopo Berti

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Sinopsis

"Il sole, non annunziato da crepuscoli, sorgeva sul breve orizzonte lunare come se un filo invisibile lo tirasse su da un baratro di tenebre cieche, e le tenebre cieche convertiva d’un colpo in luce sfacciata, che inondava le pianure lunari come una fiumana di fuoco, e su di esse proiettava le ombre nere, paurose, recise, fantastiche de’ monti e dei vulcani." Sotto l’egida degli Stati Uniti Terrestri e la saggia guida del Collegio degli Arbitri, la Terra del secolo trentesimonono è unita e pacificata: la vita di decine di miliardi di persone si svolge lieta e ordinata, mentre la materia dischiude i suoi ultimi segreti alla tenacia degli scienziati che la indagano. Ma la popolazione è in vertiginoso aumento e sull’umanità aleggia lo spettro di guerre e carestie. Per scongiurare la minaccia è necessario muoversi in fretta e, dopo millenni di splendido isolamento, volgere gli occhi agli astri per trovare una nuova casa per il genere umano. Da dove cominciare? Un eccentrico bibliofilo, l’intraprendente figlia e un prodigioso ingegnere, cercheranno la risposta in un progetto visionario, scartato due millenni prima e riposto nei recessi polverosi di una biblioteca. Saranno in grado le macchine conosciute come “Oscillanti” di portare l’umanità sulla Luna e di aprirle le vie del Cosmo? La brillante e poetica penna di Antonio de’ Bersa ci conduce alla scoperta di un avvenire quanto mai antico, di una fantascienza schiettamente inattuale e proprio per questo tanto più sorprendente quando intercetta la nostra contemporaneità tecnologica, sociale, umana: Ad Astra ci richiama alla nostra responsabilità di essere il futuro che qualcuno auspicava, o temeva. L'AUTORE Antonio de’ Bersa , nobile di Leidenthal, nacque in Dalmazia nel 1827 e trascorse buona parte della sua vita adulta tra Trieste e Monfalcone, all’epoca parte del Litorale austriaco. Laureato in giurisprudenza, fu avvocato e deputato della Dieta dalmata, parlamento provinciale dell’Impero austro-ungarico. A Trieste, dal 1876 al 1905 (anno della sua morte), fu direttore del quotidiano asburgico L’osservatore Triestino, nonché presidente del collegio dei periti per la tutela dei diritti d’autore in letteratura. Scrisse opere storico-politiche e teatrali; poesie – “Scrivere dei versi è una disgrazia che può toccare ad ogni galantuomo” – e narrativa. Uomo d’ingegno poliedrico e di cultura classicista e positivista, si dilettò anche di scienze fisiche e matematiche. IL CURATORE Jacopo Berti , è dottorando in italianistica all’Università di Trieste e si occupa di fantascienza e di interdisciplinarità scienza-letteratura. Insieme a Cristina Benussi ha curato per Mimesis il volume “Non date retta a me”. Etiche letterarie tra paradigma e paradosso (2016). Lavora come operatore sociale in una Onlus, dove insegna italiano ai richiedenti asilo e ai rifugiati. Scrive narrativa e gestisce un blog, Il meme egoista .

Jacopo Berti