Il Lupo di Nicea

Il Lupo di Nicea

Por Alfonso Lettieri

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Sinopsis

Il Lupo di Nicea è un romanzo di fantasia, ma si sviluppa toccando argomenti storici effettivamente verificatisi e basandosi su quanto ci è stato, e non ci è stato, tramandato dalla Chiesa riguardo al Concilio di Nicea. Il romanzo, affronta un grande ed ancora non del tutto irrisolto argomento. Quello relativo al Concilio di Nicea. Non ci si sbaglia nell’affermare che Nicea è stata la prima vera tappa dello sviluppo del Cristianesimo nel mondo. Questo Sinodo, il primo della Chiesa, voluto dal grande, ma agnostico oltre che opportunista imperatore Costantino, è stato convocato per porre ordine a quella grande confusione religiosa che serpeggiava in tutto l’impero. Non dimentichiamo che allora la maggior parte della popolazione era pagana. Lo stesso Costantino si diceva fosse seguace del Deus Sol Invictus. In questo contesto si svolge il Primo Sinodo. Sta di fatto che se non ci fosse stata la volontà impositiva dell’imperatore di porvi ordine, il cristianesimo, con ogni probabilità, non sarebbe riuscito ad imporsi sulle altre religioni. Ma a Nicea, risolto il problema della pulizia dei moltissimi testi contradditori portati da tutti i convocati ed accettati come validi i Vangeli attribuiti a Marco, Matteo, Luca e Giovanni, si dovette affrontare un grande primo problema del tutto interno alla Chiesa Cattolica. Il problema della consustanzialità. Un vescovo, Ario di Alessandria d’Egitto, e non solo lui visto che si è dovuto ricorrere ad una votazione per stabilire una verità teologica, asseriva, cosa per niente strampalata, che il Signore, ovvero Gesù Cristo, pur essendo Figlio di Dio non poteva, in quanto figlio, essere uguale al padre. Non poteva essere eterno e soprattutto non poteva non essere, oltre che generato, anche creato. La votazione avrebbe dato un risultato positivo, secondo la Chiesa ufficiale, per gli avversari di Ario la cui tesi avrebbe ottenuto solo un’ottantina di voti. Ma solo una votazione che in altre circostanze avrebbe potuto dare un esito diverso. Esito che questo romanzo avvalora come ipotesi grazie al reperimento di un manoscritto in gotico antico, lingua e scrittura ormai da secoli scomparse, redatto da Wulfila, seguace di Ario. Che Wulfila sia esistito non c’è dubbio alcuno. Al Piccolo Lupo, questo significherebbe il nome Wulfila nella sua lingua originaria, si deve la fonte da cui nacque il Codex Argenteus, preziosissimo codice purpureo conservato ad Upsala. Ma a lui, soprattutto, si deve la creazione di una nuova scrittura che potesse consentire alle popolazioni gote di leggere quei testi sacri assolutamente non trascrivibili con le rune, i segni di incisione grafica da loro usati. Ma a Nicea chi vinse? Eusebio di Cesarea? Ario? Questo romanzo tenta di offrire una versione diversa della realtà, almeno di quella ufficiale. Al lettore spetterà giudicare la verosimiglianza di quanto narrato.

Alfonso Lettieri